Gerolamo Gindri

Raccolgo qui alcune informazioni su Geronimo (o Gerolamo) Gindri: era figlio dei piemontesi Giovanni Pietro Gindri e Maddalena Chei, nato nel 1754 nel quartiere del Castello; nel 1784 vendette al marinaio Matteo Basque la metà di un battello con i suoi attrezzi, per scudi 102; nel 1789 era in società col tempiese Antonio Spanu in una bottega di commestibili; la moglie Ottavia Burgo, anche lei piemontese, morì il 23.07.1801, e in quella data i coniugi Gindri abitavano nella strada Del Vecio, ossia di Monserrato, presumibilmente nella casa di proprietà 2825, acquistata nel 1790 e venduta nel 1809; nel 1805, in una causa contro lo speziale Antonio Tedeschi, venne definito come uomo “litigioso”.

Non si conosce la data della sua morte, da collocare fra il 1811 e il 1818; in data 31.10.1811 Girolamo Gindri, negoziante della città di Cagliari, fece preparare il suo testamento dal notaio Andrea Pirisi, nella casa del notaio, nel quartiere Castello; era “sano di corpo”, godeva “la quiete dell’anima”, era “di mente tranquilla e di spedita favella, con tutti i sensi corporali perfettamente organizzati”; chiese di essere sepolto nella chiesa di Sant’Eulalia, e nominò esecutrice testamentaria la sua comare Raimonda Peralta, moglie del mastro calderaro Pasquale Dodero.

Nel testamento viene precisato che non aveva avuto figli con la defunta moglie Ottavia Maria Burgo; su richiesta del signor Raimondo Corona, Ufficiale dell’Uffizio del Soldo, i coniugi Gindri accettarono di allevare una “bambina spuria” chiamata Maria Vincenza, di 3 mesi d’età, figlia d’una serva del Corona. Maria Vincenza si sposò nel 1804 con il genovese Francesco Pitto(?), “capo della fabbrica di cappelli”, e Gindri le diede una dote di 641 scudi e 9 reali; la giovane restò presto vedova, e tornò a vivere nella casa del Gindri; egli scrisse nel suo testamento: “in rimunerazione di quanto le ho fatto senza essere obbligato, ora mi indennizza con continue blasfemie e maledizioni, diariamente, quanto ne può proferire con notabile scandalo, e voglio che sia totalmente esclusa dai miei beni”. 

Girolamo Gindri nomina nel testamento la sorella Maria Teresa, giusto per diseredare anch’essa: egli scrisse che l’aveva ospitata nella sua casa, e l’aveva trattata più come figlia che come sorella, fornendole tutto quello che le occorreva, non avendo beni ereditati dai genitori; le diede quanto era necessario quando lei si sposò, e l’aiutò ancora quando rimase vedova, visto che aveva “dissipato quanto le diedi al tempo del matrimonio”; per cui la istituì erede solamente di quanto le aveva già dato. Nominò erede universale, per tutti i suoi beni mobili e immobili, la già nominata sua comare Raimonda Peralta, moglie di Pasquale Dodero.